Un’eccellenza per le donazioni di organi da donatore deceduto

Il Piemonte e la Valle d’Aosta, unite nel fornire un solido contributo alla Rete Nazionale Trapianti, sono un’eccellenza per le donazioni di organi da donatore deceduto. Ci piace ribadire che la donazione di organi è una pratica sicura, avviene cioè in soggetti deceduti, solo dopo aver accertato e certificato legalmente la morte secondo quanto previsto dalle norme del nostro Paese, utilizzando esami molto accurati.

A seconda delle situazioni nelle quali avviene il decesso, l’accertamento e la certificazione sono condotti con criteri differenti: neurologici o cardiologici. Nel primo caso si parla di morte encefalica e quindi di donazione “a cuore battente”, mentre nel secondo si parla di morte cardiaca e quindi di “donazione a cuore fermo”. Grazie alla generosità dei cittadini e all’elevato livello di professionalità del personale sanitario, la donazione di organi “a cuore fermo” ha avuto un’accelerazione in Piemonte e, in particolare, a Torino. Sono situazioni nelle quali un paziente, colpito da un arresto cardiaco improvviso e inatteso, all’interno o all’esterno dell’ospedale, non risponde a alcun trattamento rianimatorio intrapreso, imponendo così ai medici di constatare il decesso.

In questo contesto, al termine delle procedure legali, è possibile procedere con la donazione di organi “a cuore fermo” secondo il desiderio del cittadino. In numerosi Paesi questa forma di donazione ha permesso un notevole incremento del numero dei trapianti. «La donazione a cuore fermo, dopo arresto cardiaco intrattabile extra o intra ospedaliero – spiega il dottor Raffaele Potenza, referente regionale per il programma di donazione a cuore fermo – richiede expertise, organizzazione, tecnologie e risorse umane per questo può essere attuata in pochi centri di eccellenza, presenti sul territorio».

In Piemonte sono coinvolti nella pratica 3 Aziende: l’ASL Città di Torino, l’A.O.U. Città della Salute e della Scienza, l’A.O. Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, l’attività è iniziata nel 2015. Da allora, quando si registrarono 9 donazioni “a cuore fermo” in tutta Italia, di cui 1 in Piemonte, si è passati a 90 donazioni del 2020, di cui 25 in Piemonte. Dati che portano la Regione a essere considerata un ‘fiore all’occhiello’ della Sanità Italiana in tema di donazioni-trapianti.