La storia di Ambra: radiologa, ricercatrice e trapiantata di cuore a 24 anni
Una vita salvata da un cuore nuovo: «Dopo il trapianto ho ricominciato a respirare davvero»
Ambra Santonocito è una giovane donna, medico e ricercatrice, che vive oggi una vita intensa tra Torino e Vienna. Lavora come radiologa pediatrica presso la Città della Salute, la sua altra passione è la senologia e la ricerca sul cancro al seno, per cui sta completando un dottorato in Medical Imaging. Ma otto anni fa, il 5 luglio, Ambra riceveva un trapianto di cuore che le ha cambiato per sempre la vita.
Dalla diagnosi all’attesa: «Ho vissuto bene, ma con una differenza»
La sua storia inizia da bambina, quando a soli 11 anni le viene diagnosticata una cardiomiopatia rara. Una “differenza” più che una malattia, come le dicevano i medici e sua madre. Una condizione silente che le permette di vivere un’adolescenza piena, fino a quando, al secondo anno di Medicina, lo scompenso cardiaco la costringe all’attesa di un trapianto. Due anni in lista attiva, tra studio, viaggi, e tanta determinazione.
Il trapianto il giorno prima del compleanno
Il trapianto arriva all’improvviso, proprio il giorno prima del suo 24° compleanno.
«Avevo preparato una cheesecake per festeggiare al mare – racconta – ma è rimasta in frigo tre mesi».
In ospedale, ad attenderla c’era un intervento che le avrebbe ridato la vita.
«Mi sono addormentata dicendo: voglio andare sull’Himalaya. Non ci sono ancora andata, ma ho fatto tante altre salite».
Dopo il trapianto: studio, ricerca e futuro
Ambra si laurea in Medicina nel 2018, vince una borsa di specializzazione in Radiologia a Torino, dove si trasferisce. Oggi lavora con dedizione nei reparti pediatrici e porta avanti studi sul tumore al seno.
«La mia scelta professionale è stata anche guidata dalla mia condizione clinica. La Radiologia mi permette di essere più protetta, la mia esperienza mi permette di lavorare con più empatia, di comprendere le paure e le fragilità dei piccoli e grandi Pazienti che incontro ogni giorno, in particolare la Senologia è un ambito che sento profondamente».
Oltre alla carriera, ha vissuto due anni a Vienna per un dottorato internazionale e continua a formarsi con passione.
«Ogni giorno mi chiedo dove sarei, se non avessi ricevuto quel cuore. Ma so che, anche solo respirare, oggi ha un senso diverso».
Il valore della donazione di organi
«Da trapiantata – dice Ambra – ti capita spesso di pensare al tuo cuore, al nuovo cuore che batte in te. La donazione è un gesto che salva vite vere, giovani, attive, pronte a restituire al mondo il magnifico dono che hanno ricevuto».
La sua storia è un invito potente a superare diffidenze e paure:
«C’è ancora molta ignoranza sulla donazione. Tanti credono che dichiararsi donatori significhi rinunciare alle cure, ma non è così. Io sono viva anche perché qualcuno ha detto sì».
Oltre il corpo: la forza della mente e della terapia
Accanto alla guarigione fisica, Ambra sottolinea l’importanza della terapia psicologica prima e dopo il trapianto.
«Io ho avuto momenti di forte ansia, paura di perdere chi amavo, terrore per il futuro. La terapia mi ha aiutata a superare queste paure e a riconnettermi con me stessa».
Oggi Ambra guarda avanti, con progetti di vita che includono la maternità, pur con tutte le sue incognite.
«Mi spaventa, ma mi spaventava anche il trapianto. E guardami adesso. La vita, se ci credi, va sempre un passo più in là della paura».
Perché raccontiamo storie come quella di Ambra?
Fondazione DOT lavora ogni giorno per promuovere la cultura della donazione di organi e sostenere la ricerca scientifica in ambito trapiantologico. Le storie come quella di Ambra ci ricordano che ogni “sì” alla donazione può diventare il primo battito di una nuova vita.
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