Un prestigioso riconoscimento alla “rete” italiana dei trapianti

Ci sono eventi che inorgogliscono e ci fanno provare grande stima per i nostri scienziati e ricercatori. È il caso del premio “Anthony P. Monaco Award”, assegnato dalla Transplantation Society al prof. Antonio Amoroso, per avere sviluppato la miglior ricerca traslazionale in ambito trapiantologico del 2021. Di che si tratta? Il Centro nazionale trapianti (CNT), i centri di trapianto e di coordinamento regionale, ancora una volta, hanno fatto “rete” con l’intento di capire se in pazienti trapiantati o in attesa di trapianto, che avevano contratto Covid, potessero essere riconosciuti alcuni caratteri distintivi. Così, i ricercatori hanno raccolto e analizzato i dati di pazienti positivi nella primissima fase della pandemia presenti nel registro di sorveglianza epidemiologica del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (ISS), e li hanno incrociati con i dati del Sistema informativo trapianti, ricavando informazioni sul profilo genetico di 56.304 persone, quasi 48mila pazienti trapiantati e oltre 8mila persone in lista d’attesa per un organo. Hanno così scoperto due informazioni interessanti: la prima riguarda la presenza di uno specifico gene (la variante HLA-DRB1*08) che è stata osservata con maggiore frequenza sia in pazienti positivi al virus, con una probabilità doppia rispetto a pazienti negativi, sia in pazienti morti per Covid-19 in questo caso con una probabilità addirittura tre volte maggiore. La seconda riguarda la ‘geolocalizzazione’ di questa specifica variante genetica presente nel 6% della popolazione italiana, ma che è stata rilevata più di frequente in persone residenti nel Nord Italia (9%) rispetto a quelle del Sud (3%). Cosa ci dice tutto questo? Che la variante HLA-DRB1*08 renderebbe meno efficace il nostro sistema immunitario nel riconoscere e difendersi dal coronavirus. «Partendo dai dati a nostra disposizione di pazienti italiani trapiantati e in attesa di trapianto – ha spiegato il prof. Antonio Amoroso, coordinatore regionale per i trapianti del Piemonte e primo autore dello studio – siamo riusciti a comprendere meglio alcuni meccanismi dell’infezione da covid e sulla sua progressione». Il plauso da tutta la comunità scientifica e dalla “rete”: «Questi risultati – ha concluso Massimo Cardillo, direttore del CNT – sono stati possibili grazie al lavoro sinergico di tutti i centri e laboratori della Rete trapianti sul territorio, delle strutture e banche dati del CNT e dell’ISS: quando si fa sistema la nostra sanità raggiunge l’eccellenza». Il lavoro scientifico è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Transplantation” e i nostri ricercatori saranno premiati il 13 settembre prossimo a Buenos Aires durante il 29° Congresso Internazionale della Transplantation Society.