Covid non ferma i trapianti

Covid non ferma i trapianti, almeno non a Torino, alle Molinette, neppure quando il caso appare ‘critico’ fin dagli inizi. Infatti per la prima volta la struttura ha eseguito con successo, grazie all’elevata expertise, un trapianto di fegato da donatore Covid positivo (un uomo di 47 anni deceduto per cause cerebrovascolari, risultato positivo al ricovero) a ricevente con infezione in atto, contratta dopo aver completato il ciclo vaccinale. Quest’ultimo è un uomo di 56 anni, affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica primitiva, una malattia irreversibile. L’équipe ha avviato l’intervento di prelievo e trapianto, secondo il protocollo del Centro Nazionale Trapianti (CNT), che permette la donazione di organi salvavita da soggetti con infezione da SARS-CoV-2 a candidati riceventi Covid negativi con un ciclo completo di 3 dosi di vaccinazione e con ultima somministrazione da meno di 4 mesi.

All’arrivo del ricevente, come previsto, è stato eseguito un tampone per la ricerca del virus che causa COVID-19, e in maniera inattesa il candidato al trapianto è risultato positivo, anche se non manifestava alcun sintomo. Dopo un confronto con il CNT e gli esperti nazionali, si è deciso – d’accordo con il paziente – di procedere con il trapianto poiché le garanzie di sicurezza erano ottime. L’intervento chirurgico, durato 7 ore, è stato eseguito dal professor Renato Romagnoli, coadiuvato dai suoi collaboratori in condizioni ‘difficili’ e più pesanti della norma, adottando tutte le necessarie misure anti-Covid e indossando idonei dispositivi di protezione.

L’abilità e la competenza dell’équipe ha fatto sì che il paziente, a meno di 24 ore e grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, potesse essere estubato. Il post-operatorio si è svolto secondo le regole ‘restrittive’: il paziente è stato mantenuto in isolamento fino a che il tampone non si è negativizzato e secondo le tempistiche richieste dal trapianto. «Ancora una volta, lo sforzo multidisciplinare – dichiara il professor Antonio Amoroso, Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte – clinico e organizzativo di un grande ospedale italiano ha reso possibile una impresa che sembrava utopistica, dimostrando che la recente infezione da coronavirus non impedisce la donazione ed il trapianto di organi in sicurezza quando il ricevente ha completato il ciclo vaccinale».