Il Covid non ferma i trapianti

I risultati parlano del successo dell’attività dei trapianti, anche nelle fasi più acute della pandemia. Non solo la macchina donazione trapianti, nel rispetto dei tanti pazienti in attesa di un nuovo organo non si è mai arrestata, ma è stata possibile mantenerla “viva e attiva” anche grazie a pazienti Covid positivi, che hanno salvato almeno 71 vite in 15 mesi. Il bilancio riferisce infatti che da novembre 2020, quando l’Italia per prima ha avviato un programma sperimentale di trapianti in epoca Covid, all’ultimo giorno di emergenza, donatori deceduti positivi al virus hanno consentito l’esecuzione di 5 trapianti di cuore, 45 di fegato intero, 5 di porzione di fegato, 14 trapianti di rene singolo e 2 di rene doppio. «I trapianti – precisa il dottor  Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti – sono stati eseguiti in totale sicurezza e senza nessun caso di trasmissione della malattia. Si tratta di un primato della Rete trapiantologica italiana, riconosciuto anche dalla comunità scientifica internazionale». Le norme di attenzione attivate in epoca Covid proseguiranno anche nel post pandemia, compreso il monitoraggio delle vaccinazioni e dei pazienti vaccinati trapiantati; vi è infatti evidenza che un paziente trapiantato non vaccinato ha un rischio 4 volte superiore di infettarsi con il Sars-CoV-2 rispetto a un trapiantato vaccinato con 3 dosi, e un rischio di letalità a 30 giorni più che doppio. A dicembre 2021, l’84% dei pazienti trapiantati risultava vaccinato e più del 70% aveva ricevuto la terza dose: anche questo è un importante successo.