LA RETE DI DONAZIONE E TRAPIANTO: SEMPRE IN PRIMA LINEA

Ci sono attività, professioni, impegni che non possono affidarsi al calendario: non (ri)conoscono giorno e notte, non fanno differenze tra giorni festivi e feriali, non rispondono alle feste comandate, neppure al Natale, restando operativi.

È quanto accade a chi gestisce le donazioni nei vari ospedali della Regione, a chi dedica la propria professionalità e dedizione a pazienti in attesa o appena sottoposti a trapianto, a chi lavora dentro un laboratorio di immunogenetica per verificare la compatibilità dell’organo del donatore con il potenziale ricevente, a chi da dietro le quinte fa in modo che la ‘macchina’ del sistema di donazione e trapianto non subisca ritardi o intoppi, a chi si occupa del trasporto a destinazione dell’organo da trapiantare, a chi supporta dal punto di vista psico- emotivo i riceventi di trapianto o i familiari dei donatori. Sono i tanti operatori, che ogni giorno dell’anno, 24 ore al giorno, sono in prima linea perché il sistema nazionale e regionale di donazione e trapianto non si arresti mai.

Punto importante nel processo di abbinamento tra donatore e ricevente è il laboratorio di immunogenetica, che ha il duplice compito di ricevere il campione di sangue del potenziale donatore e di fornire nel minor tempo possibile la sua tipizzazione. «Questo significa – spiega Silvia Deaglio, professore associato di genetica all’Università degli Studi di Torino e dirigente medico presso il servizio di Immunogenetica e Biologia dell’ AOU Città della Salute e della Scienza di Torinoche dobbiamo leggere il suo codice genetico e decifrare alcuni dei geni dell’individualità biologica dei tessuti. Una informazione essenziale, senza la quale non è possibile procedere ad abbinamenti tra gli organi disponibili e i riceventi più idonei».

Una procedura oggi totalmente eseguita con metodiche di biologia molecolare, ovvero l’estrazione del DNA da provette di sangue e la rilevazione di un codice a barre, ottenibile in circa 2-2,5 ore, grazie e una tecnica chiamata di ‘real-time’ e ad altre raffinate procedure. «Una volta che il centro trapianti ha identificato il possibile ricevente, secondo regole precise e condivise, il nostro laboratorio – aggiunge la professoressa-viene coinvolto per definire se il candidato identificato sia effettivamente compatibile con l’organo del donatore, ‘mimando’ il trapianto in provetta. Ovvero preleviamo le cellule del potenziale donatore dai campioni di sangue e le mischiamo con il siero del ricevente, facendo delle prove di “cross-match” (prova crociata), che in caso di positività di norma rappresenta una controindicazione al trapiantoOccorre essere dotati di spirito di adattamento per svolgere questa professione – precisa Deaglio – ma rispetto a altre attività di laboratorio, si ha subito un ritorno, una enorme “gratificazione”: il donatore su cui si è dedicato il proprio impegno la sera precedente, il giorno successivo ha già aiutato numerosi riceventi».

Fondamentale per il buon funzionamento del sistema è il Centro di Coordinamento Regionale Trapianti, un anello di congiunzione tra la rianimazione che segnala il donatore di organi e tessuti, il centro di trapianto che utilizzerà quegli organi e le banche di tessuti. «Con le rianimazioni – dichiara la dottoressa Raffaella Giacometti, medico del Coordinamento Regionale Trapiantiverifichiamo se il defunto in vita abbia espresso la sua volontà alla donazione, in caso contrario i medici delle rianimazioni parlano ai familiari e, se i familiari non si oppongono, avviamo il percorso donativo. Procediamo così a stilare una vera e propria cartella clinica di dati che ci vengono inviati nelle 6 ore di osservazione successive alla morte e attiviamo poi una serie di specifici controlli per definire l’idoneità del donatore e per quali organi».

Il Centro Regionale si interfaccia anche con il Centro Nazionale Trapianti di Roma, con cui va verificato se non vi siano riceventi più urgenti rispetto a quelli presenti in Regione Piemonte, dunque con diritto di priorità. «È nostro compito a questo punto – fa sapere la dottoressa – inviare tutti i dati (la cartella clinica) alle regioni che hanno i riceventi più gravi. Se invece l’organo resta in Piemonte, spetta al nostro centro la scelta del ricevente, attuata con criteri di trasparenza e l’utilizzo di un algoritmo di selezione specifico che tiene in considerazione anche l’anzianità di lista del ricevente e la gravità clinica». Non meno importanti sono le funzioni organizzative svolte dal Centro di Coordinamento, per il trasporto dell’organo in diverse regioni o il ricevimento sul territorio di un organo reso disponibile. «La più grande soddisfazione della mia professione? Lavorare con un gruppo di 8 medici – commenta Giacometti – che si mettono sempre in gioco, che accettano di svolgere un lavoro nelle retrovie, come un difensore in un campo di calcio, i cui ruolo è comunque indispensabile per la squadra e per ‘portare a casa’ la partita».

E poi c’è chi è quotidianamente a tu per tu con chi la vita la perde, dedicandosi all’interno dell’ospedale AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, Presidio Molinette esclusivamente alla donazione di organi e tessuti. Un ruolo delicato e complesso che richiede la conoscenza delle procedure di donazione e di alta sensibilità per accogliere, supportare, consolare, accompagnare i parenti dei donatori.

«In questo periodo di pandemia abbiamo sviluppato nuove capacità – fa sapere Marco Maura, infermiere esperto nel procurementcome avere imparato ad abbracciare senza abbracciarci fisicamente, comunicando attraverso gli occhi e la gestualità. Abbiamo imparato a tradurre il nostro sentimento in parole e le rivolgiamo ai parenti, meritevoli non solo di attenzione e di supporto, ma anche di un riconoscimento particolare. Scegliere di donare è un grande gesto fatto alla società: la donazione è un momento in cui nel dramma e nella fatica si ha ancora una opportunità di ridare la vita a un’altra persona».

Un impegno quello del sistema donazione-trapianti che va avanti a Natale, va avanti nonostante la
pandemia. «Dopo un periodo estivo quasi normale – conclude la dottoressa Valeria Bonato, responsabile della Terapia intensiva Polivalente dell’Ospedale di Alessandriasiamo tornati a un contesto critico, simile a quello dei mesi di marzo-aprile. Nonostante le difficoltà, il pensiero dei possibili riceventi che potrebbero beneficiare di un trapianto ci spinge a cercare di non perdere potenziali donatori. Al di là della donazione, in rianimazione è fondamentale l’aspetto della comunicazione: il medico deve spiegare ai familiari in modo semplice cosa sta succedendo al loro caro o a che cosa servono i macchinari che lo circondano, vanno allontanate le distanze, come una scrivania che divida, va scelto un luogo adatto. Piccoli aspetti che possono sembrare banali ma che in realtà sono fondamentali per fare sentire la vicinanza, non soltanto emotiva, segnali di massima attenzione che il medico deve dare al parente».

A tutti i propria assistiti, cui garantisce la massima assistenza anche nel periodo natalizio, il Centro Regionale trapianti augura un Buon Natale!

 

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